banche crisiNonostante l’ottimismo del Premier Renzi, sempre pronto a rassicurare i risparmiatori italiani, è tornata la speculazione internazionale a far tremare le banche italiane. L’Italia, anche questa volta, si dimostra il punto debole dell’Europa alla luce delle recenti perdite in borsa e delle sofferenze delle banche del nostro Paese. La Brexit ha dato il colpo di grazia ad una situazione già a rischio.
Occorre intervenire per proteggere il credito italiano, in balia della crisi finanziaria. Mps continua ad avere dei problemi e se dovesse crollare, potrebbe scatenare un effetto domino sugli altri operatori finanziari europei. Quindi anche Bruxelles guarda a vista.
E’ l’Europa che che lo chiede, è stato a lungo un refrain usato dai politici di turno per giustificare le loro scelte sbagliate. E’ la stessa Europa che ha imposto l’austerity, innescando un effetto boomerang nelle economie reali e che adesso paga le conseguenze di una politica economica così debole con un crescente sentimento anti-europeista. L’Inghilterra potrebbe essere l’apripista: si preparano nuovi referendum in Ungheria e Austria che potrebbero affossare definitivamente l’Istituzione Europea.
Non è un caso che la Banca centrale inglese all’indomani dall’uscita dall’UE, abbia deciso di adottare misure per sostenere l’economia reale, allentando un po’ i vincoli di capitale imposti alle banche.

Il governo italiano dovrebbe dare segnali ai mercati per evitare la diffusione del panico tra i grandi fondi istituzionali, azionisti ed obbligazionisti. Matteo Renzi ha tentato ieri di rasserenare i correntisti: «Devono stare tranquilli perché non avranno alcun problema». Poi ha puntato il dito ai titoli derivati in pancia ad altre banche europee (le tedesche) che rappresentano il vero problema dell’eurosistema. Perciò il Primo Ministro si è detto «certo che vigilanza e Commissione saranno attentissimi ai problemi del credito europeo, perché se gli Npl italiani valgono uno, valgono cento i derivati di altre banche e sono certo – ha aggiunto – che le autorità europee dedicheranno la loro attenzione e tutto il loro impegno in questa direzione».
Speriamo che l’esempio inglese serva a far capire che il rigore non era la strada giusta da seguire per far ripartire l’economia. Se neanche in questo caso l’Europa non recepisse il messaggio, sarebbe fallita la sua missione.