Se fossero provocazioni potremmo anche darle ragione. Il problema è che il Ministro del Lavoro Elsa Fornero parla sempre sul serio e in maniera istituzionale, con toni quasi da editto regale. Così l’ultima uscita è stata: “Nelle famiglie prevale il desiderio di comprare un’abitazione a scapito dell’educazione” ed ha esortato ad investire nella cultura dei figli piuttosto che nella casa. Forse senza volerlo, questa improbabile maestra di vita ha dato dell’ignorante alla sua generazione, colpevole di avere sognato e fatto sacrifici per un’abitazione di proprietà. Nel contempo sta chiedendo sacrifici per gli studi a famiglie già tartassate da tassazioni sempre più alte non solo sulle proprietà immobiliari. Infine sta incitando i giovani di investire in cultura in un paese di stagisti dove la laurea vale zero. Ora, finché un rappresentante del Governo continua su questa strada, darà buon gioco ai movimenti di opposizione, da Grillo in su. La soluzione sarebbe abbastanza semplice, il Ministro del Lavoro lavori di più e parli di meno, si dia da fare invece di giudicare le scelte di gente che ha provato sulla pelle la disoccupazione. Purtroppo, cara lei, non si nasce tutti geni e ricchi di intelletto. Ma qui la pretese sembra andare oltre la questione culturale, sfociando nel motivetto “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re”. Anzi, scusate, nel caso specifico può piangere solo la Fornero: le sue sono lacrime sante, quelle degli altri sono soltanto scuse inaccettabili per chi stringe uno scettro che chissà qual dio distratto le ha messo in mano. Così sia.