Il trasloco è un evento che segna una svolta nella vita di tanti che per motivi famigliari o lavorativi cambiano casa. Scatoloni da imballare e pratiche burocratiche da espletare rientrano nelle cose da fare, oltre che cercare una ditta specializzata nei traslochi. Nelle grandi città come Milano, Torino e Genova lo stress e il traffico rischiano di aumentare il panico, ma ciò si può evitare con la giusta organizzazione e il contributo della famiglia in termini di suddivisione di incarichi. E’ richiesta molta energia per affrontarlo nel migliore dei modi possibili, oltre che impegno e denaro e in molti casi si rinuncia a farlo per questioni economiche. C’è una soluzione che va incontro a chi si è trovato in questa situazione. Si tratta del Prestito Inps (Ente che ha assorbito anche Inpdap, Enasarco ed altre casse) che eroga la liquidità necessaria per sostenere i costi del trasloco a chi è dipendente statale. L’importo massimo erogabile è di 15 mila euro e non deve essere superiore alla somma delle spese messe in preventivo. Se non si hanno preventivi occorre dimostrare le spese effettuate con fatture, ricevute o contratti di locazione. L’Inps finanzia solo quelle spese che non sono oggetto di contributo da parte dell’amministrazione pubblica. Bisogna presentare la domanda di prestito entro dodici mesi dalla data di cambio residenza e da quella riportata sul provvedimento di trasferimento ad altra sede lavorativa.
Alcuni documenti da allegare alla domanda sono: l’autocertificazione dello stato di famiglia e della nuova residenza, una dichiarazione della PA di appartenenza che attesti l’effettivo trasferimento se il trasloco è conseguenza di un cambio di sede lavorativa. Inoltre se è stato fatto un preventivo sulle spese di trasloco è necessario includere alla documentazione anche una copia delle fatture il cui importo totale sia pari ad almeno il 10% delle spese preventivate, come ad esempio le spese per il trasporto di mobili, gli allacci del gas, della luce,…