La morte di Bin Laden ha portato nuovo slancio all’economia degli Stati Uniti, come mostra l’ascesa del dollaro sul mercato. Anche i mercati dei paesi emergenti hanno accolto con favore l’evento: in Giappone l’indice Nikkei ed il Topiz hanno chiuso con rialzi superiori all’1,5%.
Si tratta quindi di una ventata di entusiasmo, dovuta alla fine di un fantomatico personaggio, visto come l’incarnazione suprema del male dell’umanità. Si tratta ora di vedere se veramente gli Stati Uniti, che non nascondono il loro giubilo e gonfiano il petto come ai tempi di Bush, sapranno rialzarsi definitivamente dalla crisi e dalle incertezze che si sono susseguite negli ultimi anni, dopo il crollo delle Torri Gemelle. Forse, con questo accadimento, che viene visto come la fine di una minaccia permanente, l’America saprà conquistare un nuovo senso di ottimismo, più adulto e responsabile. O forse specchiandosi, si ritroverà solo più brutta e più vecchia, insomma, per dirla tutta, meno americana e più europea, cosa che forse non sarebbe un male, o per lo meno non un male supremo.