unicreditUnicredit è “too big to fail”, troppo grande per fallire, almeno se si resta alle indicazioni del Financial Stability Board, l’organismo internazionale che ha lo scopo di monitorare il sistema finanziario mondiale. Si tratta dell’unica banca italiana inclusa tra le ventinove citate nella lista G-Sifi degli istituti di credito stilata in questi giorni e che verrà aggiornata di anno in anno. Un ruolo di pregio ma anche un impegno: alle banche sistemiche dell’elenco è richiesto un capitale aggiuntivo per tutelarsi in anticipo da eventuali perdite. Per quanto riguarda Unicredit, i cinesi sembrano disposti ad investire capitale, ma da parte italiana resta ancora una patina di diffidenza.
Il G20 tiene particolarmente a questa lista che dovrebbe evitare il fallimento di colossi che metterebbe a repentaglio tutto il sistema economico. Oltre a Unicredit, ecco le altre ventotto banche incluse: Citigroup, Commerzbank, Credit Suisse, Deutsche Bank, Dexia, Goldman Sachs, Credit Agricole, Hsbc, Ing Bank, Jp Morgan, Lloyds Banking Group, Mitsubishi Ufj Fg, Mizuho Fg, Morgan Stanley, Nordea, Royal Bank of Scotland, Santander, Societe’ Generale, State Street, Sumitomo Mitsui Fg, Ubs, Wells Fargo, Bank of America, Bank of China, Bank of New York Mellon, Banque Populaire Cde, Barclays, Bnp Paribas.