E’ allarme tra le banche internazionali, nessuno si fida più dell’euro. Grecia, Italia, e poco più indietro la Spagna, sono il sintomo inderogabile di un’economia monetaria ormai insostenibile. Le rassicurazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel non bastano più. Il declassamento del Belgio da parte delle agenzie di rating è un altro segnale, che potrebbe preludere alla perdita di rating della Francia. Quello che sta avvenendo assomiglia molto a una metastasi inarrestabile. Come ben sottolinea il New York Times, i grandi gruppi bancari stanno preparando il loro piano di emergenza: grossi gruppi stranieri come Barclays e Nomura, sono già in fase avanzata di tutela. I loro report settimanali sottolineano l’incapacità politica a fare fronte alla crisi e invocano in maniera sottile il nume tutelare della Banca Centrale Europea. Insomma, le banche si fidano solo di altre banche, come se si trattasse di un universo a se stante. Fino a quando questa situazione non si scardina, l’Europa resterà inchiodata al suo calvario: una politica che non regge più e che, come nel caso dell’Italia, viene messa in mano a poteri economici di elevata estrazione. Non è un caso che a un magnate come Berlusconi, succeda un uomo delle Banche come l’algido Monti, né è un evento fortuito che la caduta del precedente Governo sia avvenuta non in maniera politica ma attraverso colpi di spread e ribassi di borsa. Se la politica in Italia non esiste più, anche Merkel e Sarkozy stanno diventando patetici fantocci, mentre le nazioni nordiche vivono nel loro gelido egoismo. Resta la finanza, quel fantasma di carta a cui abbiamo dato un valore troppo grande. Restano le banche, intente a proteggere la loro esistenza basata su quella carta che hanno pomposamente chiamato “euro”. E poi resta la gente, i cittadini d’Europa, ridotti a soggetti da tassare, senza una parola sui fondamenti della politica, senza una parola sull’etica finanziaria. Colpevoli certo, magari anche sicari e complici, ma agli ultimi scalini di organismi più alti che ora tremano per la fine dell’euro.