Tanto rumore per nulla. Potrebbe scimmiottare il titolo di una commedia di Shakespeare l’andamento dell’Ipo di Facebook accompagnato da attese quasi spasmodiche da parte della stampa che, evidentemente, non ha gli stessi umori degli investitori del Nasdaq. L’ipo era collocata ad un prezzo base di 38 dollari per azione: dopo un buon inizio, con una salita anche del 10%, ha chiuso con un rialzo di solo 0,23 dollari per azione. I più ottimisti predicevano rialzi fino al 50%, i più cauti vaticinavano almeno il 10%.
Ad un’analisi più ponderata, può darsi che il prezzo di collocamento delle stock options fosse quello giusto. La verità è che però, tradizionalmente, alla borsa di Wall Street l’euforia del primo giorno di Ipo premia quasi sempre il nuovo titolo. Forse l’entusiasmo è stato smorzato dai problemi tecnici del Nasdaq, che ha bloccato le contrattazioni sul titolo per due ore e mezzo. O forse la diffidenza di certi investitori, come la General Motors che ha bollato gli investimenti di advertising su Facebook come improduttivi, ha portato una ventata di diffidenza. Se a questo si aggiunge che la versione mobile presenta problemi di posizionamento degli annunci, che potrebbero compromettere l’usabilità della piattaforma, si capisce che non è un momento felicissimo da questo punto di vista. Da sottolineare però che, lato advertising, Facebook potrebbe definitivamente uscire dal suo recinto ponendosi in competizione con Adsense, il sistema di annunci della rete di contenuti di Google che monopolizza il mercato soprattutto per i publisher minori ma che comincia a rilevare un certo grado di disaffezione, sia per il poco chiaro meccanismo di ban dei publisher, sia per la difficoltà di raggiungere conversioni importanti al di là del branding che solo i marchi più grossi possono permettersi.
Tornando a Facebook, c’è poi la questione della sopravvalutazione: troppo alto il valore rispetto ai guadagni attuali. Di certo, il primo trimestre l’utile è calato del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: gli investitori vorranno più guadagni. Riuscira facebook a vincere le diffidenze?