Attentati a raffica, proteste davanti alle sedi, minacce: Equitalia è nel mirino. Ieri le manifestazioni a Napoli, oggi le molotov a Livorno. Senza contare i suicidi che la stampa associa ad Equitalia che però declina la responsabilità con una nota che attribuisce le colpe alla crisi in generale: “È inaccettabile continuare a scaricare irresponsabilmente su Equitalia la colpa di gesti estremi e situazioni drammatiche, che hanno invece origini diverse e lontane e che stanno esplodendo solo oggi a causa della crisi economica”.
Peccato che Equitalia non sia altro che un ibrido partorito dai due massimi enti burocratici italiani: Agenzia delle Entrate ed Inps. Che piaccia o no, la gente ha diritto di giudicare: che il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri sottolinei il pericolo di escalation terroristica è un bene. Che il ministro della Giustizia Severino affermi che Equitalia non è tra le cause dirette dei problemi e che sia giusto pagare le tasse è quasi banale. Ma il fatto che si tratti di un’istituzione percepita come ingiusta è sotto gli occhi di tutti.
Ora, approcciare il problema Equitalia come fosse solo una questione di immagine e trasparenza sarebbe la peggiore delle soluzioni. La gente è stufa di parole, vuole fatti e soluzioni concrete prima che spiegazioni. Perché le cartelle pazze devono essere pagate e poi contestate? Perché per un minimo errore fiscale si chiedono riparazioni sproporzionate? E perché chi ha credito arretrati con lo Stato deve comunque pagare per non finire stritolato dallo Stato stesso? Davanti a queste domande non servono bla bla e sofismi: è un momento in cui servono azioni e riforme alla velocità della luce. Perché qui purtroppo non stanno volando soltanto le parole, che pure fanno male, ma stanno decollando inique le bombe.