Le elezioni politiche hanno emesso verdetti poco positivi per l’Unione Europea. In Grecia i sostenitori dell’euro hanno preso una batosta memorabile. I partiti tradizionali sono stati puniti per le loro politiche di austerità in favore dei partiti più piccoli di estrema destra e sinistra. Segna dunque il passo il Pasok, che dal 44% del 2009 scende al 13% attuale. Salgono i partiti di estrema destra, come Alba Dorata, che adotta una politica ultranazionalista. Anche la Sinistra Democratica è scettica nei confronti dell’euro.
Ora ci si attende un periodo di grande instabilità politica ma quello che resta è l’impressione di uno schiaffo all’Europa: la moneta unica vacilla, significativo il calo sul dollaro. La Borsa mostra segni di grande nervosismo. Chi plaude la vittoria elettorale di Holland in Francia dimentica probabilmente l’ascesa dei nazionalisti. Economia e politica non vanno di pari passo: per fortuna resta ancora vero che la politica, in democrazia, è fatta dalla gente, invece la finanza si è ormai resa troppo oligarchica. L’Italia rimane ancora in mano all’aristocrazia di Monti, che pronostica possibilità di crescita ma intanto svuota tutto lo svuotabile per inseguire il sogno dell’unità finanziaria europea. Ma il crollo dell’Olimpo greco rischia di portare con sé molti dei e soloni. Forse la democrazia conta ancora qualcosa più dello spread.