Le cifre non mentono: oltre 750.000 lavoratori in meno in Italia dal 2008 ad oggi. Il Centro Studi di Confindustria dipinge un futuro a tinte fosche: diminuzione dei reintegri da cassa integrazione, aumento dei licenziamenti ed un tasso di disoccupazione introno al 9% alla fine dell’anno prossimo. Alla fine del 2013 si potrebbe giungere a quasi un milione di posti di lavoro bruciati. E tutto questo mentre la pressione fiscale salirà al 45,5%.
Guardando oltre lo stato di piena recessione, Confindustria spera comunque in un attenuamento dei problemi economici dell’Eurozona entro metà dell’anno prossimo, a cominciare dal consolidamento della moneta unica. Quanto alla manovra economica in corso, frena il Pil ma è vista come necessaria per evitare il fallimento totale.
Inutile iniziare il solito discorso: i dipendenti costano troppo alle aziende e sono gravati da tasse che erodono gli stipendi. Dall’altra parte il lavoro autonomo è penalizzato da tassazioni che incentivano l’evasione fiscale e quindi anche l’autoimprenditorialità fa paura. Saranno considerazioni populistiche, ma la storia si fa sulla pelle del popolo: chiedere al milione di disoccupati per credere.