Se si prende atto della situazione degli asili nido in Italia ci si rende conto che il ruolo delle strutture private nel contesto nazionale è in netta crescita, sia in termini numerici sia sotto l’aspetto delle funzioni sociali. In una realtà rappresentativa, come quella della provincia italiana, prendendo Como ad esempio, gli asili privati hanno il 35% dei bambini in più rispetto a quelli statali. Un vero boom di iscrizioni a strutture che molte volte sono legate a parrocchie, o entità religiose cattoliche. Il dato emerge dall’ultima rilevazione sull’anagrafe della scuola del Ministero dell’Istruzione. A conferma ulteriore si veda Modena: il 48% degli asili nido è di stampo extra-comunale e questo significa che un bambino su due frequenta una struttura privata. A determinare la scelta di esternalizzare le scuole dell’infanzia, spiega il sindaco Pighi, possono anche essere le leggi nazionali che impongono di non rimpiazzare l’80% dei dipendenti comunali in uscita.
Ecco lo stato attuale delle cose: il settore pubblico non riesce più a soddisfare le richieste delle famiglie che non possono comunque rinunciare al fondamentale aiuto degli asili d’infanzia nell’accudire i bambini. E’ indubbio questi asili comportano un impegno maggiore da parte delle famiglie, anche quando siano convenzionati con le istituzioni locali, ma è anche vero che proprio le strutture private possano diventare un’opportunità di lavoro per giovani che attualmente sono in cerca di occupazione nel campo dell’assistenza sociale. Se per il ruolo di educatore è richiesto un titolo riconosciuto, per quello di assistente all’infanzia non ne sono richiesti ma è comunque un vantaggio, in termini di competenze acquisite, avere frequentato corsi a tema: di offerte qualitativamente di livello se ne trovano di interessanti, come quella del Centro Europeo di Formazione De Agostini, frequentabile a distanza e con tempi e modalità decise dall’allievo.
Qualunque corso si scelga, l’importante è avere come obbiettivo non un semplice titolo ma l’acquisizione reale di una competenza: in un’epoca di cambiamento come quella attuale dove difficilmente il settore pubblico riesce e riuscirà a soddisfare le esigenze della comunità, il privato non va più visto come un’alternativa ma come un vero e proprio sistema integrato e utile alla collettività. In questa ottica, anche le prospettive occupazionali del settore pubblico e privato non divergono più come un tempo: il contesto del lavoro è liquido, questo determina incertezza occupazionale ma anche un plus di possibilità per tutti coloro che guardano alla formazione come un momento di arricchimento delle competenze personali più che a una certificazione che conceda l’accesso a porte dorate, che spesso si sono rivelate semplici scenografie di cartone.